echo chamber è letteralmente una camera o stanza dell’eco, cioè camere (o casse di risonanza) chiuse in cui risuona soltanto la propria voce, e l’espressione si sta diffondendo metaforicamente per indicare i luoghi virtuali (o casse di risonanza) autoreferenziali, gli spazi di autoalimentazione (o di autoconferma) in Rete delle proprie idee, dove non c’è spazio per chi la pensa diversamente. Spesso si tratta di bolle sociali dove circolano notizie false o bufale (cfr. → fake news). Es. dai giornali: “Le cosiddette ‘echo chamber’, camere di risonanza o bolle sociali, come le si voglia chiamare” (“Bufale, il debunking fa più danni che altro. E le fake news resistono”, Simone Cosimi, La Repubblica, 27 luglio 2017); “L’effetto echo chamber — la tendenza a confrontarsi solo con tesi affini —“ (“Regole? Necessarie. Ma la Rete produce anche uguaglianza”, Gianluca Mercuri, Corriere della Sera, 14 agosto 2018); “L’effetto echo chamber è legato alle nostre scelte e all’algoritmo che ci ‘aiuta’ a selezionare e mettere in primo piano solo le informazioni giudicate più interessanti per noi” (“Gli italiani intrappolati nella bolla di Whatsapp e Facebook”, Luca Tremolada, Il Sole 24 ore, 5 agosto 2017).
Una risposta a “echo chamber”
Questo anglicismo è stato inserito su segnalazione di Antonella Iovine che ringraziamo.