staycation, parola macedonia coniata negli Stati Uniti formata da stay (restare) e vacation (vacanza), indica letteralmente le vacanze a casa, stanziali, o una vacanza nei dintorni, il turismo di prossimità o in zona che può essere una vacanza giornaliera, in giornata o una destinazione vicina, senza andare all’estero. L’anglicismo ha cominciato a circolare in modo significativo sui giornali nel 2020 in seguito alla pandemia del coronavirus.
9 commenti su: staycation
In Italiano da sempre si usa l’espressione turismo locale, se non sbaglio il significato del termine
Grazie, tursmo locale ha anche altre accezioni, ma può essere una valia alternativa in certi contesti.
Buongiorno!
Piccola curiosità. Ho visto che c’è anche la simpatica alternativa “casanza”, usata in un episodio della serie televisiva animata SpongeBob, dal titolo “La casanza di Patrick” (tit. orig. “Patrick’s Staycation”): https://it.wikipedia.org/wiki/Episodi_di_SpongeBob_(ottava_stagione)#La_”casanza”_di_Patrick
In Rete si trova anche qualche occorrenza. Ecco alcuni esempi:
https://www.thismarketerslife.it/stories/airbnb-e-la-casanza-e-assicurata/
https://franceschini.blogautore.repubblica.it/2008/07/22/in-vacanza-a-casa-propria/?refresh_ce
http://domimodi.blogspot.com/2019/07/vacanza.html
Intanto io comincio subito a usarlo: “quest’anno vado in casanza!” ;-)))
Saluti
Gino
Molto interessante, bisogna vedere se queste alternative prenderanno piede. Oltre a “stacanza” ho sentito “restacanza”. E poi una lettrice mi ha segnalato che indica ciò che i tedeschi genialmente chiamano Urlaub auf Balkonien, ossia vacanza in Balconlandia (balconlandia la trovo bellissima).
Sì, bellissimo “balconlandia”! 🙂
Ritornando all’alternativa “casanza”, penso però che abbia una marcia in più, rispetto a “stacanza” e a “restacanza”, perché in un certo senso ha già una sua “ufficialità”, avendo il sigillo – per così dire – di una traduzione d’autore, diffusa peraltro da una serie televisiva.
Quindi, intanto, forse andrebbe incoraggiata, con la speranza che si diffonda. Che ne pensi?
Un po’ mi ricorda il caso di “toffoletta” per “marshmallow”. Sbaglio? Solo che di questi tempi cimentarsi in una traduzione creativa è davvero ammirevole e coraggioso. Complimenti all’autore, chissà chi è.
Saluti
Gino
Spero, come te che casanza, o qualunque altra soluzione endogena, si diffonda!
L’autore di “toffoletta” è Franco Cavallone, traduttore dei Peanuts. E proprio la popolarità delle strisce ha portato il diffondersi dell’alternativa, che però è stata recepita solo dalla Treccani e solo recentemente. Se vuoi ne ho ricostruito la storia qui:
https://diciamoloinitaliano.wordpress.com/2018/11/13/fumetti-divagazioni-inglese-e-itanglese/
Grazie!
Grazie, ho letto con vero piacere!
Di Cavallone, comunque, avevo già letto in qualche altro tuo articolo o intervista da te rilasciata.
Mi chiedevo, invece, chi fosse l’autore di “casanza” (prima mi sono espresso male), perché oggi risulta davvero inconsueto e coraggioso tradurre, rispetto a 50-60 anni fa. Grazie ancora.
Non conosco la provenienza di casanza, che peraltro non è molto diffusa, almeno per adesso.