ATM (acronimo di Automated Teller Machine) in italiano si dice distributore o sportello automatico o elettronico, in altre parole bancomat di ultima generazione che servono per es. per la compravendita delle criptovalute o monete virtuali (cfr. → bitcoin) o che le Poste italiane stanno installando in molti comuni.
6 commenti su: ATM
Grazie a Giorgio per la segnalazione di questa sigla.
Attenzione: Bancomat è un marchio registrato appartenente a Bancomat SpA (ex Consorzio Bancomat). Non indica lo sportello cash dispenser, bensì il circuito su cui questo opera (e su cui operano storicamente le carte di prelievo e di debito emesse in Italia, anche se si stanno diffondendo circuiti concorrenti).
Inoltre non sono LE Poste italiane, ma è Poste italiane, nome proprio femminile singolare (la società): Poste italiane SpA.
Grazie, ma bancomat è per antonomasia diventato una parola di uso comune, registrato in tutti i dizionari, come tanti altri marchi registrati o nomi commerciali (da scotch a nutella) e dunque non ha più solo il senso tecnico giustamente indicato. Anche nel caso di Poste italiane nulla vieta di apporre l’articolo al plurale, che è diffuso e attestato (accanto alla posibilità di ometterlo che però è una scelta stilistica) e si ritrova anche sulla Treccani: http://www.treccani.it/enciclopedia/posta_res-fcadd562-87ea-11dc-8e9d-0016357eee51_%28Enciclopedia-Italiana%29/
Un saluto.
Non parlo correntemente l’italiano ma se capisco cosa ha detto di ‘bancomat’, forse e come ‘Hoover’ in inglese di Irlanda e in Inghilterra (sono irlandese). Diciamo ‘Hoover’ qui ma la parola corretta e ‘Vacuum cleaner’. ‘Hoover’ era una della prime marche di vacuum cleaner. Ma, non importa – noi diciamo hoover.
Esatto, in linguistica si parla anche di marchionomi, sono quei marchi che per antonomasia si usano per indicare oggetti comuni, per es, adesso è di moda di amuchina per disinfettante, ma in Italia ce be so tantissimi, schotch per nastro adesivo, kleenex per fazzolettino di carta, tampax, scottex…
e poi ci sono i nomi di personaggi letterari divenuti nomi comuni: per esempio Perpetua (la fantesca di don Abbondio) ha soppiantato “fantesca”, appunto, prima di sparire a sua volta per mancanza di materia prima